martedì 14 dicembre 2010

Contro i governi della crisi, a Parigi si riprende Ponts des Arts


Nella mattinata di oggi un centinaio si sono ritrovati. Universitari e i ricercatori arrivati a Parigi per studiare, per farsi un’esperienza all’estero, per lavorare. Assieme a loro si sono uniti una cinquantina di liceali, di ragazzi e ragazze del liceo italiano a Parigi.
In un centinaio si sono trovati presso il consolato. Non sotto. Il console non voleva avere casini, con nessuno, nel giorno in cui si votava la fiducia al governo. E tanto meno voleva avere sotto i suoi uffici una folla di studenti arrabbiati contro questo governo. Contro le sue riforme dell’istruzione. Contro una classe dirigente che ha causato una crisi che giorno dopo giorno diventa sempre più insostenibile.
Uno striscione veniva sollevato e mostrato alle macchine e ai passanti. Fiducia sì, ma nelle lotte. Concetto che veniva poi ribadito nell’assemblea spontanea dove liceali e universitari si sono conosciuti. A prescindere di come possa andare a finire la votazione di oggi, non abbiamo alcuna fiducia verso chiunque possa andare alla testa del governo. Né di Bersani, né di Fini, né tanto meno di Berlusconi. Possiamo avere fiducia solo nelle lotte che noi adesso stiamo creando, e nell’unione delle varie resistenze che si stanno creando in tutti i Paesi europei. Dalla Grecia che è stata bloccata da uno sciopero semi-insurrezionale un anno fa, dall’Italia che pone in stato di assedio i Palazzi, dall’Inghilterra che irrompe nei ministeri, e dalla Francia che ha risvegliato qualche mese fa una forza giovanile irruenta e spontanea. Solo in queste lotte possiamo avere fiducia, solo su di queste possiamo puntare. E sull’unione delle stesse contro una classe dirigente europea, la cui rappresentanza italiana non è che la componente più laida e viziosa.
Le trattative con le guardie francesi hanno portato alla concessione dell’invio di una ragazza, nostra delegata, a mandare un comunicato di sdegno al ministero degli esteri e al presidente della Repubblica. Noi vi sfiduciamo, si ribadiva.
L’assembramento si è sciolto subito dopo, per ritrovarsi, spontaneo libero e incontrollabile su uno dei ponti più noti e suggestivi di Parigi: Ponts des Arts. Uno striscione è stato srotolato dal parapetto, lungo fino ad accarezzare l’acqua della Senna che rimarcava i concetti già espressi. Ma quale fiducia? No ai governi della crisi.
Il gruppo si allontanava, quando alle loro spalle due fumogeni, uno rosso e uno bianco, accompagnavano il loro congedo, attirando l’attenzione di tutti i passanti sulla scritta.
Ora siamo nelle nostre case parigine a leggere quello che succede a Roma. Della guerriglia urbana e delle cacce all’uomo scatenate dalla polizia. Del numero di fermati e di feriti che continuano ad aumentare, come in tragico e costante bollettino. Speriamo per il meglio per i nostri amici che adesso sono a Roma, vorremmo essere tutti noi con loro, a portare sulle nostre braccia il nostro libro preferito a difesa della nostre culture.
Speriamo per il meglio. Non è finita qui.

sabato 11 dicembre 2010

Da Roma, anche Parigi per il 14 dicembre: presidio sotto il consolato.

Mentre in tutta Italia ci si da da fare per recarsi a Roma il 14 dicembre, anche a Parigi ci organizziamo per esportare la protesta, mettendo in comune le esperienze e le capacità degli studenti (ma non solo loro) che per adesso vivono in questa metropoli. Italiani, Francesi e di qualunque altra nazionalità.

Da Londra come a Roma, da Atene a Barcellona, passando per ogni altra capitale, arrivando fino a Parigi, la nostra generaz...ione vive dinamiche di cambiamento comuni e cordinate a livello europeo, a cominciare dalle riforme sulle istruzioni. Modifiche che si inseriscono nei processi di una crisi che non abbiamo mai voluto, che però stiamo pagando. Crisi che pretende di essere risolta dalle stesse persone che l'hanno creata: una classe dirigente arteriosclerotica, viziosa ed incapace.

"che se ne vadano tutti a casa!"

Questo urleremo sotto le finestre del consolato italiano. Per nulla indifferenti a quanto accade, coscienti delle profonde dinamiche che su scala europea ci coinvolgono tutti.

Martedì sfiduceremo questa classe dirigente, anche a Parigi. Solo noi possiamo risolvere questa crisi.

Martedì rappresenta l'occasione per cominciare.

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martedì 14 dicembre

ore 10

ritrovo fuori dal Metro La Muette (linea 9)

portate ogni strumento utile a creare rumore (pentole, strumenti musicali, ampli ... e qualsiasi altra cosa vi suggerisce l'immaginazione).




Alors qu'en Italie on se déplace vers Rome à l'occasion du 14 décembre, à Paris aussi on s'organise pour exporter la protestation, en unifiant les experiences, les capacités et les idées des étudiants (et non seulement) qui se trouvent pour le moment dans cette ville. Italiens, Français, et n'importe quelle autre nationalité.

Depuis Lo...ndres jusqu'à Rome, depuis Athène jusqu'à Barcelone, passant par d'autres pays, jusqu'à Paris, notre génération est en train de vivre des mutations comunes et coordonées à niveau Européen , à partir des reformes de l'Université et du systeme de formation. Des mutations qui s'introduisent à l'intérieur des processus politiques de réaction à une crise qu'on n'a jamais voulu mais que, par ailleurs, on est en train de payer.
Une crise qui est censée etre resolue par les memes gens qui l'ont faite éclater, c'est à dire par une classe dirigeante hystérique, vicieuse et incompétente!

"Qu'ils s'en aillent tous chez eux!!!"
C'est ce qu'on va crier en face du Consulat Italien. Pas indifférents du tout à ce qui se passe autour de nous, conscients des dynamiques européennes qui nous entourent et qui nous concernent.

On se méfie de cette classe dirigeante et mardi ...on va le crier bien fort, c'est à nous seulement de resoudre cette crise comme il le faut.

Mardi ça va etre une occasion pour commencer.

Mardi 14 décembre

10.00 h

rendez-vous en face du metro "la muette" (ligne 9)

Emmenez, si vous voulez, tout ce qu'il vous faut pour faire du bruit (des casseroles, des instruments musicaux...et tout ce que votre fantaise vous conseilles..)

mercoledì 8 dicembre 2010

Anche a Parigi. Assemblea degli studenti e ricercatori in lotta.

Venerdì 10 dicembre

ore 17.00

Universitè Paris 7
(5 rue Thomas Mann)
salle 574F
dans la halle aux farines

Le proteste scoppiate in questi giorni in Italia, portate avanti da studenti e ricercatori contro la riforma Gelmini hanno molti impressionato numerosi giovani italiani che per adesso vivono a Parigi.
In un primo momento abbiamo calato in segno di protesta uno striscione dall'arco di trionfo: gesto che voleva essere più di un atto di solidarietà a chi sta in Italia. Si tratta di una prima consapevolezza che la riforma Gelmini è ...legata a processi di modifica e ristrutturazione a livello europeo, come il Boloogna Process, che spinge altri giovani come noi in piazza negli altri Paesi Europei, dall'Inghilterra alla Spagna, alla Grecia. E alla Francia.

Lanciamo quest'assemblea per cominciare a discutere assieme di queste dinamiche che ci toccano sulla nostra carne viva. Per cominciare a discutere e organizzare resistenze che non possono più essere solo nazionali, ma coordinate a livello europeo.

Questo non è che il primo passo. Facciamolo assieme!

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Les protestations éclatées récemment en Italie, conduites par les étudiants et les chercheurs contre la reforme de l'Université du ministre Gelmini, ont beaucoup frappé de nombreux jeunes qui à present vivent à Paris.

Dans un premier moment on a exposé une banderole du haut de l'Arc de Triomphe: un geste qui se voulait plus qu'un simpl...e acte de solidarité envers les étudiants en Italie. Il s'agissait d'une première prise de conscience que la reforme Gelmini est liée à des procès de modification et restructuration au niveau européen, tout comme le "Bologna process", qui poussent d'autres jeunes comme nous à descendre dans la rue dans les autres pays européens, de l'Angleterre à l'Espagne, à la Grèce. Et à la France.

On lance cette assemblée pour commencer à aborder ces sujets et discuter ensemble toutes ces dynamiques qui nous concernent premièrement. Pour discuter et organiser des résistances qui ne puissent plus être simplement nationales, mais plut...ot coordonnées au niveau européen.

Ce n'est qu'un début, faisons le ensemble!


Call out from Paris

We are students and precarious knowledge-workers who have decided to leave their country, who participate in cultural exchange projects, who are searching for work and hope. We are part of a new generation of migrants in a Europe that claims to be a land of rights but that treats us like merchandise.

Without any social support, trapped between the precariousness of production and social relations, we are the living proof of Europe’s failure to provide welfare and knowledge, of neo-liberal policies that have dismantled and privatized our public patrimony, ideologically auctioning it off for “competitive growth”. We live in a Europe subjugated to the interests of banks and businesses where GATS and the Bolkestein directive have undermined the very idea of European citizenship, depriving it of any real meaning, spreading precariousness and poverty.

We are a generation victim to the idea of productivism, overspecialization and social selection disguised as meritocracy. Victims of universities and schools that resemble run-down prisons,  developing concepts and formulas that are deaf to the innovation and needs of what really counts: the students.
Knowledge is reduced to a mere merchandise to be exchanged through the ECTS credits. This is the direct result of the Bologna Process and the Lisbon Treaty, aimed at deskilling knowledge, increasing the cost of education and differentiating entry between “normal” universities and institutes of “excellence”.
Italy has decided to dismantle the right to education and the public education system, investing in private education through the practice of favoritism and the logic of discrimination. The obvious goal is restoring a gerontocracic society with sharp social divides.
An Italy that, instead of focusing on public research, has clipped its wings, increasing the number of researchers without grants, blocking recruitment and closing courses of study.
We are the generation of Europe united by the crisis and austerity measures: after having profited our dreams and lives, the system is becoming evermore repressive.
We are, once again, the people they want to pay for their mistakes, the people that are supposed to make more sacrifices.
We are those who are watching the rapid dismantling of the welfare state: essential rights such as housing, education, health and retirement are becoming just another business for banks and private entrepreneurs.
And while most of the population is denied a dignified existence, the ones who caused the crisis are still getting richer and richer with the complicity of governments.
We come from an Italy raped by the Mafia; the racist Italy that rejects human rights in exchange for money and personal favors and that ghettoizes different cultures in the squalid housing projects.
We come from the country with separate classes, Italians and immigrants. A country with fascist aggressions, a country in where women are portrayed as sex objects on public television, who study only to suffer the consequences of precariousness and a total lack of social services.
We are those who have fought for years in our Italian cities for a better world and when we express our dissent, the only answer we get is deaf state repression. A state that is allowing a thousand-year heritage to collapse to the ground.
But we also belong to a better country, of resistance to oppression. A country trying to build places of participation and democracy, a country that doesn’t give up and that is reappropriating its common goods, occupying university rooftops, schools, research centers. Taking back the symbolic places of culture and heritage. That same country that is rebelling and refusing to wait for a solution, choosing to make one itself. Women and men, students who resist the mafia, discrimination, the expropriation of their rights. People who build better society day by day. A inclusive, plural, antifascist, antiracist, antisexist society, inventing new forms of sociality. Against fundamentalism, in order keep the hope of change alive, opening opportunities for participation and self-management, building sites of citizenship and making our creativity a gift to the community and not a marketing tool.
We are students who are full of dreams, hopes, strength and we are joining the struggle of Italian  students, demanding the immediate withdrawal of funding cuts in education and research, that erode our future.
We claim a country that invests in public education of quality for all, that gives opportunities for participation and collective construction, not the Gelmini model and business models that have been imposed from above for the last 30 years. A country that invests in social support for all and not in wars and repressive policies.
We are joining the struggle of men and women, students and temporary workers, who are struggling against the crisis, from Portugal, England, Greece and elsewhere, aimed at defending our common future, and stable working conditions against precariousness.

We call on all networks, associations and individuals to launch a European awareness campaign and mobilizations on the 14th of December as a European day of mobilization and conflict.
On December 10th a general assembly will be held in Paris, not only among Italian students and researchers, but all those who want to start an European debate on a participative solution for the crisis, which is not only an economic crisis, but apolitical and cultural one too. The goal is to socialize the same social conditions that have no national boundaries and that represent the irreconcilable contradiction of European neoliberalism and capitalism.


Students and precarious knowledge-workers from Paris

Appel des chercheurs et étudiants italiens en lutte

La dernière crise globale, politique et culturelle, avant même d'être économique, a remis en cause toutes les conquêtes sociales des dernières années, non seulement en Italie mais partout en Europe... Grèce, Portugal, Irlande et Espagne sont les nouveaux exemples d'une politique économique et sociale toujours plus libérale et restrictive qui déverse les coûts sur l'Université et les étudiants.
Ce qui est en train de se passer en Italie n'est que le reflet d'une crise réelle qui traverse le pays depuis plusieurs années. Cette crise reste dans une quasi indifférence politique et culturelle de la part d'une classe dirigeante qui n'arrive pas à se projeter au long terme. Elle est emprisonnée dans des jeux de pouvoir qui stérilisent le débat politique, économique et social.
Le mouvement étudiant italien surgit d'une prise de conscience sur le profond retard économique dans lequel se retrouvent nos universités et des politique inégalitaires et injustement sélectives appliquées dans le but de combler le manque d'argent, notamment la sélection à l'entrée, la hausse des frais d'inscription, la réduction de l'offre de formation, la réduction des bourses et la négligence envers des structures délabrées qui, comme le tremblement de terre de L'Aquila nous l'a appris, n'arrivent même pas à rester debout. Ces mesures appauvrissent une Université pour laquelle l'État Italien dépensait, déjà avant la dernière réforme, moins de la moitie de la dépense moyenne européenne. Le dernier gouvernement de Berlusconi a définitivement annoncé la fin de l'Université italienne à travers une réforme qui a été discutée davantage dans les facs et dans le rues qu'au Parlement. Une réforme qui réduit l'offre de formation, prive l'Université du budget nécessaire pour financer les infrastructures, la recherche, les bourses et les cités universitaires, qui empêche concrètement l'accès à l'enseignement pour les chercheurs qui sont jetés dans un avenir toujours plus précaire et incertain et introduit les particuliers à l'intérieur du Conseil d'Administration et du Sénat Académique en réduisant en même temps la nombre de représentants des étudiants.
Étudiants/antes, chercheurs et chercheuses, doctorants et doctorantes et, plus généralement, les “cerveaux en exiles” émigrés à l'étranger ont décidé de descendre dans la rue aux côtés de leurs camarades italiens/ennes grâce à une analyse et à un parcours personnel qui surgissent d'une prise de conscience de leur propre condition d'émigré, souvent forcé, ils demandent une plus grande considération du système universitaire italien.
À Paris, depuis quelques jours, nous avons décidé de manifester nous mêmes cette colère longtemps retenue. Le geste le plus remarquable a été de monter sur l'Arc de Triomphe pour dérouler une banderole qui déclarait, très nettement, “ Depuis Paris c'est un non! Non au projet de réforme, ressaisissons notre avenir”, en pleine continuité des occupations, par les étudiants italiens, des principaux monuments italiens.
Notre intention est de continuer à protester et revendiquer nos idées à travers des manifestations, des cortèges, des assemblées, des actions qui accompagnent les grandes journées de mobilisations en Italie, pour leur montrer qu'ici nous ne sommes pas prêts à nous taire!
Nous ne nous considérons pas comme des étudiants italiens à l'étranger qui défendent seulement leur propre système national. Nous nous considérons plutôt comme des étudiants Européens qui veulent produire une nouvelle idée d'Université, de Recherche et de Culture qui ne restent pas coincées à l'intérieur des territoires nationaux mais qui se prolongent au delà de n'importe quelle frontière.
Nous revendiquons des connaissances et des savoirs libres et universellement accessibles, et une réelle mobilité étudiante qui se concrétise dans un système de Welfare étudiant qui garantisse à tous les étudiants d'accéder aux niveaux supérieurs de la formation universitaire.
Nous rédigeons donc cet appel pour toutes les associations étudiantes et/ou académiques, italiennes ou non, pour les inviter à nous rejoindre dans nos assemblées et nos manifestations, non seulement en solidarité envers les étudiants italiens mais aussi pour démarrer un débat plus grand sur le rôle de l'Université et de la formation, dans une Europe faite rapidement et complètement à refaire.
Les prochaines mobilisations italiennes du 10 et du 14 décembre seront accompagnées par des actions et des assemblées ici à Paris, ouvertes à tous, dans le but d'élaborer des analyses et des débats sur place, qui puissent nous aider à ne pas dissoudre un mouvement qui a de très grandes perspectives.

martedì 7 dicembre 2010

Anche a Parigi. Assemblea degli studenti e ricercatori in lotta.

Venerdì 10 dicembre

ore 17.00

Universitè Paris 7
(5 rue Thomas Mann)
salle 574F
dans la halle aux farines

Le proteste scoppiate in questi giorni in Italia, portate avanti da studenti e ricercatori contro la riforma Gelmini hanno molti impressionato numerosi giovani italiani che per adesso vivono a Parigi.
In un primo momento abbiamo calato in segno di protesta uno striscione dall'arco di trionfo: gesto che voleva essere più di un atto di solidarietà a chi sta in Italia. Si tratta di una prima consapevolezza che la riforma Gelmini è ...legata a processi di modifica e ristrutturazione a livello europeo, come il Boloogna Process, che spinge altri giovani come noi in piazza negli altri Paesi Europei, dall'Inghilterra alla Spagna, alla Grecia. E alla Francia.

Lanciamo quest'assemblea per cominciare a discutere assieme di queste dinamiche che ci toccano sulla nostra carne viva. Per cominciare a discutere e organizzare resistenze che non possono più essere solo nazionali, ma coordinate a livello europeo.

Questo non è che il primo passo. Facciamolo assieme!

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Les protestations éclatées récemment en Italie, conduites par les étudiants et les chercheurs contre la reforme de l'Université du ministre Gelmini, ont beaucoup frappé de nombreux jeunes qui à present vivent à Paris.

Dans un premier moment on a exposé une banderole du haut de l'Arc de Triomphe: un geste qui se voulait plus qu'un simpl...e acte de solidarité envers les étudiants en Italie. Il s'agissait d'une première prise de conscience que la reforme Gelmini est liée à des procès de modification et restructuration au niveau européen, tout comme le "Bologna process", qui poussent d'autres jeunes comme nous à descendre dans la rue dans les autres pays européens, de l'Angleterre à l'Espagne, à la Grèce. Et à la France.

On lance cette assemblée pour commencer à aborder ces sujets et discuter ensemble toutes ces dynamiques qui nous concernent premièrement. Pour discuter et organiser des résistances qui ne puissent plus être simplement nationales, mais plut...ot coordonnées au niveau européen.

Ce n'est qu'un début, faisons le ensemble!




domenica 5 dicembre 2010

Appello alla mobilitazione da Parigi



Siamo studentesse e studenti, precari e precarie della conoscenza, che hanno deciso di lasciare il proprio paese, che partecipano a progetti di scambio culturale, che sono alla ricerca di lavoro e di speranze. Siamo parte di una nuova generazione di migranti nell'Europa che si dichiara dei diritti ma che ci tratta come merci.
Senza alcun sostegno al reddito, schiacciati tra la precarietà delle relazioni produttive e sociali, siamo la prova vivente del fallimento dell'europa sociale e delle conoscenze, delle politiche neoliberiste che negli anni hanno deturpato e privatizzato i beni pubblici svendendoli all'ideologia della crescita. Un'Europa asservita agli interessi delle imprese e delle banche che con i GATS, la direttiva Bolkestein ha minato alla base l'idea stessa di cittadinanza europea, privandola di ogni significato reale, diffondendo precarietà e nuove povertà.
Siamo la generazione vittima dell'idea del produttivismo, dell'iperspecializzazione, della selezione sociale mascherata da meritocrazia. Vittima di università e scuole che assomigliano a prigioni, che cadono a pezzi, prive di ogni legame con il territorio, che dispensano nozioni e formule sorde all'innovazione e ai bisogni dei principali protagonisti: le studentesse e gli studenti.
Conoscenze ridotte a merce di scambio attraverso il sistema del credito, frutto del processo di Bologna e della carta di Lisbona, legate a doppio filo alla dequalificazione dei saperi, l'aumento del costo d'istruzione e a maggiori sbarramenti all'accesso. Dall'altra parte l'Italia ha deciso di smantellare il diritto allo studio e il sistema pubblico di istruzione, di investire nell'istruzione privata, in un paese governato da logiche clientelari e discriminanti, con l'ovvio obbiettivo di ripristinare una visione della società gerontocratica e con forti divaricazioni sociali.
Una Italia che invece di puntare sulla ricerca pubblica, ne ha tagliato le gambe, aumentando il numero di dottorandi senza borsa e ricercatori a contratto, bloccando le assunzioni e chiudendo corsi di studio.
Siamo la generazione dell'Europa, unita si, ma dalla crisi e dai piani di austerità: dopo aver lucrato per anni sui nostri sogni e progetti di vita, il sistema sta crollando. Siamo ancora una volta quelli a cui vogliono far pagare i loro sbagli, a cui chiedono ancora sacrifici. Siamo quelli che assistono al rapido smantellamento dello stato sociale: diritti essenziali come abitazione, formazione, sanità e pensioni diventano un ennesimo business per banche e imprenditori, tramite le privatizzazioni. E mentre a gran parte della popolazione viene negata un'esistenza dignitosa, gli stessi che hanno provocato la crisi, continuano ad arricchirsi sempre di più con la complicità dei governi.
Veniamo da quell'Italia violentata dalle Mafie; dall'Italia razzista, che respinge i diritti umani in mare in cambio di denaro e di favori personali e ghettizza le culture diverse tra squallide mure di periferia. Veniamo dal paese delle classi separate tra italiani e immigrati, delle aggressioni fasciste; il paese in cui le donne sono rappresentate come oggetti sessuali, ma che in realtà studiano il doppio per poi subire le conseguenze della precarietà e della totale mancanza di servizi sociali.
Siamo coloro che hanno lottato per anni nelle nostre città italiane per un mondo più giusto senza scalfire minimamente l'arroganza e la presunzione del potere e della politica italiana. Quando esprimiamo il nostro dissenso, abbiamo come risposta la repressione sorda dello Stato. Che lascia rovinare al suolo un patrimonio artistico millenario, rappresentazione del peso dato alla cultura. Un paese che ha dimenticato la propria storia, la propria Costituzione, i valori della convivenza, del rispetto e dell'integrazione.
Ma apparteniamo anche ad un paese migliore, quello della resistenza all'oppressione, il paese che ritorna a costruire luoghi di partecipazione e democrazia, il paese che non si arrende e si riappropria dei beni comuni, che occupa i tetti delle università, delle scuole, dei centri di ricerca, che si riappropria dei luoghi simbolici della cultura e del patrimonio artistico, che sale sulle gru e sulle torri. Quello stesso paese che in questi giorni si sta ribellando e non attende una soluzione, ma la costruisce nel quotidiano. Donne e uomini, studentesse e studenti che resistono alle mafie, alla discriminazione, che non si fanno espropriare dei loro diritti, che accolgono, che costruiscono giorno dopo giorno una società migliore, inclusiva, plurale, antifascista, antirazzista, antisessista, inventando nuove forme di socialità. Contro i fondamentalismi, per tenere viva la speranza di un possibile cambiamento, aprendo spazi di partecipazione e autogestione, veri e propri cantieri di
cittadinanza, facendo della nostra creatività un dono all'intera collettività e non invece uno
strumento di mercato.
Siamo studentesse e studenti pieni di sogni, di speranze, di forza e ci uniamo alle lotte delle studentesse e degli studenti italiani, chiedendo le immediate dimissioni della politica dei tagli alla formazione e alla ricerca, che insiste oramai da decenni corrodendo il nostro futuro. Rivendichiamo un paese che investa in un'istruzione pubblica di qualità per tutti, che apra spazi di partecipazione e costruzione collettiva di un sistema di formazione diverso quanto dal modello Gelmini, quanto dai modelli aziendalisti che ci sono stati calati dall'alto da 30 anni di governi. Un paese che investa in misure di sostegno sociali universali e non in guerre e politiche repressive.
Dall'altra parte ci uniamo alle lotte degli uomini e delle donne, precari e studenti, che animano le lotte di questi giorni, dal Portogallo all'Inghilterra alla Grecia, volte alla difesa dei beni comuni, del proprio futuro, di un lavoro stabile, contro la precarietà e per un modello decisionale partecipato.
Chiediamo a tutte le reti, le associazioni, gli individui europei di avviare percorsi di
sensibilizzazione, confronto ed elaborazione e di convergere sulla data del 14 dicembre come giornata europea di mobilitazione e di conflitto. Noi a Parigi, apriremo il 10 dicembre, un'assemblea generale non solo tra studenti e ricercatori italiani, ma tra tutti coloro vogliono avviare un dibattito europeo sulla soluzione partecipata della crisi, che prima ancora che economica, è politica e culturale. L'obbiettivo é quello di socializzare una medesima condizione sociale che non ha confini nazionali e che è pronta a rappresentare la contraddizione insanabile del neoliberismo e del capitalismo europeo.

Studentesse e studenti, precarie e precari della conoscenza in mobilitazione da Parigi

mercoledì 1 dicembre 2010

Parigi: che Trionfo!

In quaranta sono saliti in cima all’Arco di Trionfo per gridare il loro fermo no alla riforma universitaria.

Parigi: che Trionfo!

Nonostante l’intervento delle forze dell’ordine, la gioia è ancora alle stelle.

 30 / 11 / 2010

Questa mattina una quarantina di studenti italiani si sono dati appuntamento sotto l’Arco di Trionfo per effettuare un rapido blitz in solidarietà e in continuità alla giornata di mobilitazione contro la riforma Gelmini. Saliti in cima al monumento, ed eluso ogni controllo (a dire il vero pressoché nulli) hanno tentato di srotolare uno striscione di 15 metri dalla chiara scritta: Da Parigi è un NO. No al Ddl. Riprendiamoci il nostro futuro
Azione quasi del tutto riuscita: lo striscione si è incagliato tra gli alti cornicioni e la scritta non si è potuto leggere del tutto. Ma l’effetto è stato ugualmente dirompente. I numerosi turisti si sono fermati per cercare di capire cosa avvenisse in cima a uno dei più importanti monumenti francesi.
Mimetizzandosi come una semplice comitiva di ragazzi in vacanza, hanno finto di scattare foto di gruppo sul bordo del tetto, mentre altri, nascosti dietro a loro, tentavano di srotolare lo striscione e far si che si vedesse bene dalla strada, dove alcuni fotografi si erano appostati. Ben presto, capito il movimento troppo sospetto, sono intervenuti i sorveglianti del museo. Molto triste e che fa molta rabbia il comportamento di uno dei responsabili della sicurezza, un uomo probabilmente molto represso per non essere mai riuscito a fare il poliziotto, che è arrivato subito a provocare, a spingere. Arrivando ad alzare le mani.
Due ragazze sono state ferite, per fortuna solo in modo lieve, ed è stato evitato qualsiasi degenero, grazie alla calma dei partecipanti all’iniziativa che lo hanno fatto portare via il guardiano dai suoi colleghi. Quasi immediata la reazione della polizia che è arrivata sul tetto a bloccare i manifestanti, che già se ne stavano andando.
Scortati fino all’uscita del monumento, sono stati identificati uno ad uno. La realtà è che i tutori delle forze dell’ordine non sapevano come spiegarsi, come poter classificare quel gruppo. Studenti che manifestano? Ma sono tutti stranieri, quindi che si fa? Nonostante il corredo di agenti in anti sommossa che attendeva i ragazzi all’uscita, la polizia francese si è limitata a segnare i nominativi e accompagnare i giovani alla prossima fermata del metro.
Avventura finita con cori e canti, gli stessi che vengono gridati adesso da migliaia di loro coetanei in Italia,  a rimarcare che, polizia o no, si va ugualmente avanti.



















































Mentre si cala lo striscione

















Il momento dell'identificazione a terra.